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      Compiacevasi di vedersi servito dai principali signori, e godeva della loro umiliazione. La sua consorte era corteggiata dalle signore, i suoi parenti innalzati a grandi dignità; ed egli medesimo cercava il parentado dell'antica nobiltà maritando la sorella ad un barone romano504.
      La prosperità delle imprese di Cola e l'approvazione dell'universo che sembrava aspettare i suoi ordini, accresceva la presunzione del tribuno. Giovanni di Vico, signore di Viterbo e prefetto di Roma, era stato forzato a sottomettersi: assediato dai Romani in Viterbo, ne uscì col favore d'un salvocondotto ed era venuto in Campidoglio a gettarsi ai piedi di Cola implorando la sua grazia e la clemenza del popolo romano, che gli conservò il suo governo505. Tutte le fortezze del patrimonio di san Pietro erano state cedute ai luogotenenti del tribuno, il quale vedeva continuamente arrivare a Roma solenni ambascerie di Fiorenza, d'Arezzo, Siena, Todi, Terni, Spoleti, Rieti, Amelia, Tivoli, Velletri, Pistoja, Foligno ed Assisi. Il popolo di Gaeta gli mandò dieci mila fiorini, i Veneziani gli fecero offerta delle loro persone e beni per difesa del buono stato. Luchino Visconti di Milano gli scrisse chiedendogli la sua alleanza. Vero è che gli altri tiranni d'Italia, Taddeo de' Pepoli, il marchese d'Este, Mastino della Scala, Filippino Gonzaga, i signori di Carrara, gli Ordelaffi ed i Malatesti avevano ingiuriosamente risposto alle sue lettere; ma siccome il tribuno aveva annunciato il progetto di liberare l'Italia dai tiranni, la nimicizia loro poteva essere per lui compensata dall'affetto de' loro popoli.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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