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      Ma il romano valore era egualmente spento nel petto de' nobili come nel popolo, e la lotta per difendere o per rovesciare il buono stato, la libertà e la repubblica, trattavasi da ambo le parti con una pusillanimità indegna di così gloriosi nomi. Benchè il tribuno avesse ragguardevoli forze, non osava sortire di città; ma invece faceva ogni mattina chiamare a suono di campana il popolo a parlamento; e per incoraggiare il popolo adunato, faceva il racconto de' sogni avuti la precedente notte, e le promesse di soccorsi a lui fatte da papa san Martino, figlio di un tribuno di Roma, o da Bonifacio VIII, nemico dei Colonna518.
      I nobili, dal canto loro, occupavansi ancor essi dei loro sogni; e Pietro Agapito Colonna voleva persuadere i suoi compagni d'armi a ritirarsi, perchè aveva veduto ne' suoi sogni sua moglie in abito di corrotto. Malgrado questo presagio, il vecchio Stefano Colonna presentossi ad una delle porte di Roma accompagnato da un solo servitore, e domandò d'essere introdotto in città; le guardie lo minacciarono, senza per altro cercare di farlo prigioniero, come avrebbero potuto agevolmente fare. L'armata dei nobili erasi avanzata dalla banda di Monte Testaceo519 fin presso alla porta di san Paolo, di dove i Colonna potevano udire la campana del Campidoglio che suonava sempre a stormo; onde argomentarono che v'erano aspettati, e si ritrassero dall'attaccare il popolo, tostochè ebbero perduta la speranza di sorprenderlo. Ma senza voler venire ad un fatto d'armi, risolsero, prima di ritirarsi, di sfilare avanti le porte in atto di sfidare il tribuno.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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