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      I piccoli sovrani offrivano lo scandaloso esempio di tutti i delitti; la più ributtante dissolutezza regnava nell'interno de' loro palazzi; il veleno e l'assassinio erano ogni giorno adoperati a mantenere il loro governo, e numerose bande di sicarj vivevano al soldo de' sovrani, i quali ne ricompensavano i servigi con una illimitata protezione. Nelle case principesche, la passione di regnare, non raffrenata dal timor del delitto, eccitava frequenti rivoluzioni, preparate dalla più nera perfidia, consumate coi più atroci delitti, o prevenute con orribili crudeltà. Nei tribunali un potere arbitrario e spesso ingiusto trovava nella punizione dei delitti una sorgente di ricchezze per il sovrano, che, sospettoso per avarizia, valutava le prove estorte colla tortura e castigava gli accusati con orrendi supplicj. L'ambizione, che nelle faccende politiche preferiva per vincere il tradimento alle armi, distruggeva la fede de' trattati, la sicurezza delle alleanze, ogni legame d'amicizia tra i popoli. Truppe mercenarie, perfide, crudeli, sacrificavano in guerra il proprio sovrano al nemico che voleva offrir loro più vantaggiose condizioni; e risparmiando le armate nemiche, non danneggiavano che le pacifiche campagne e gl'innocenti cittadini.
      Il disprezzo d'ogni legge e d'ogni morale per parte dei principi era un esempio tanto più pernicioso, in quanto che ogni città aveva una piccola corte, la quale era pei cittadini una scuola d'immoralità, di corruzione, di delitto. I tiranni, perchè più vicini alla vita privata, corrompevano più facilmente i costumi de' loro sudditi; ed essendo moltissimi, guastavano dappertutto la pubblica morale, perchè i delitti politici si moltiplicavano in ragione del loro numero.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301