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      La carne da macello si rese subito assai cara; ma più che tutt'altro il frumento venne meno in una sorprendente maniera, non avendo le terre dato che il quarto, o soltanto il sesto dell'ordinario prodotto. Al raccolto una misura di grano pagavasi a Firenze trenta soldi, ed andò ogni giorno crescendo di prezzo in maniera che il primo giorno di maggio del 1347 vendevasi più del doppio; incarirono pure l'orzo e le fave, e carissima era perfino la crusca, lo che era sicura prova che i miserabili cercavano di alimentarsi con questo grossolano ed insalubre cibo4.
      Per altro il governo di Firenze fece tutto quanto poteva per procurarsi un bastante approvigionamento; fece comperare frumento in Calabria, in Sicilia, in Sardegna, in Tunisi ed in tutta la Barbaria; pagò anticipate somme, senza lasciarsi sgomentare dalla carezza delle derrate, e credette di essersi assicurati quaranta mila moggia di frumento, e quattro mila di orzo5. Ma i mercanti pisani e genovesi coi quali esso era costretto di contrattare per fare sbarcare il grano a Pisa o a Genova, non poterono soddisfare alle loro promesse, perchè, trovandosi queste città egualmente afflitte da crudele carestia, i loro magistrati cominciarono a provvedere ai proprj bisogni prima di lasciar sortire il grano, onde Firenze non ebbe più della metà del quantitativo acquistato dal governo. I Fiorentini fecero pure alcune provvigioni nelle Maremme e nella Romagna, sebbene in queste province, come anche a Bologna, le derrate non fossero meno scarse nè meno rare di quel che lo fossero in Firenze6.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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