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      Quando arrivarono in Sicilia, avevano già perduti tanti marinai, che quattro galere furono abbandonate. Gli ammalati che scesero a terra, comunicarono l'infezione agli abitanti della città nella quale avevano sbarcato, di dove rapidamente si sparse in tutta la Sicilia, la Corsica, la Sardegna, e sulle coste del Mediterraneo. I mercanti che continuavano a fuggire, sbarcarono gli uni a Pisa, gli altri a Genova, e perchè di que' tempi non prendevasi veruna cautela per impedire la comunicazione delle epidemie, seco portarono la morte ovunque sbarcarono. Nel 1348 la peste dominava in tutta l'Italia ad eccezione di Milano, e di alcuni paesi presso le Alpi, ove non fu quasi conosciuta. Lo stesso anno valicò le montagne, e si stese nella Provenza, nella Savoja, nel Delfinato, nella Borgogna, e, per la via d'Acquamorta, penetrò nella Catalogna. Nel susseguente anno occupò tutte le altre terre occidentali fino alle rive del mare Atlantico; la Barbaria, la Spagna, l'Inghilterra e la Francia. Il solo Brabante parve sottratto a tanta sventura, o leggermente toccato. Nel 1350 il contagio si avanzò al Nord, spargendosi tra i Frisoni, Tedeschi, Ungari, Danesi e Svezzesi11. Fu allora e per effetto del contagio, che la repubblica d'Islanda fu distrutta. La mortalità fu tanto grande in quest'isola agghiacciata, che gli sparsi abitanti cessarono di formare un corpo di nazione.
      I sintomi di questa peste non furono in ogni luogo i medesimi. Nell'Oriente un'emorragia di naso era certo presagio della sopraggiunta malattia e della morte.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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