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      Ogni mattina potevano vedersene molti così deposti nelle strade; facevansi in appresso addurre i feretri, o in loro mancanza una tavola, sopra la quale portavasi il cadavere alla fossa. Più d'un feretro contenne nello stesso tempo il marito e la moglie, il padre ed i figli, o due e tre fratelli. Quando due preti con una croce accompagnavano un feretro e dicevano l'ufficio de' morti, da ogni porta vedevansi uscire altri feretri che si associavano al convoglio, ed i preti che non eransi convenuti che per un solo morto, ne trovavano sette ed otto da seppellire.
      Il terreno sacro più non bastava a tanti cadaveri, onde si cominciò a scavare ne' cimiterj grandissime fosse, nelle quali collocavansi a strati di mano in mano che vi si portavano, poi si ricoprivano con poca terra. Frattanto i vivi, persuasi che i divertimenti, i giuochi, i canti, l'allegria potevano soli camparli dalla peste, ad altro più non pensavano che a trovare godimenti, non solo nelle proprie, ma ancora nelle altrui case, qualunque volta credevano trovarvisi cosa di loro piacere. Tutto era in loro balìa, imperciocchè ognuno, quasi più non dovesse vivere, aveva abbandonata ogni cura di sè stesso e delle sue sostanze. La maggior parte delle case erano diventate comuni; e coloro che vi entravano, ne usavano come di cosa loro propria. Distrutto era il rispetto per le leggi divine ed umane; i loro ministri e coloro che dovevano procurarne l'esecuzione, erano morti o infermi, e privi in maniera di guardie e di subalterni, che non potevano incutere verun timore; onde ognuno risguardavasi come libero di fare tutto quello che venivagli in grado di fare.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301