Pagina (15/301)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Le campagne non erano più risparmiate delle città, ed i castelli ed i villaggi erano piccole immagini della capitale. Gli sventurati agricoltori, che abitavano le case sparse ne' campi, i quali non potevano sperare ne' consigli di medici, nè assistenza di servi, morivano sulle pubbliche strade, ne' campi, o nelle loro case non come uomini, ma come bestie. E per tal modo diventati non curanti di tutte le cose di questo mondo, come se giunto fosse il giorno della loro morte, più non pensavano di domandare alla terra i suoi frutti, o il prezzo delle loro fatiche, ed invece sforzavansi di consumare quelli che avevano di già raccolti. I bestiami, cacciati dalle case, erravano pei campi abbandonati, tra le messi che non eransi raccolte, e per lo più rientravano senza guida in sulla sera nelle loro stalle, sebbene più non rimanessero padroni o pastori per custodirli.
      Veruna peste in altro tempo aveva colpite tante vittime. A Firenze e nel suo territorio, di cinque persone ne morirono tre13. Pensa il Boccaccio che la sola città perdesse più di cento mila individui. A Pisa, di dieci persone ne morirono sette; ma sebbene in questa città, come altrove, si fosse conosciuto per prova che chiunque toccava un morto o le sue vesti, e anche soltanto il danaro, era preso dal contagio, e sebbene più non si trovasse alcuno che per qualunque somma volesse rendere ai morti gli estremi ufficj, pure niun cadavere restò nelle case senza sepoltura. I cittadini chiamavansi gli uni gli altri in nome della carità cristiana, e si dicevano: «ajutiamoci a portare questo morto alla fossa, affinchè altri ci portino quando morremo14.» Racconta lo storico Angelo di Tura, che a Siena, ne' quattro mesi di maggio, giugno, luglio ed agosto, la peste rapì ottantamila persone: e che egli medesimo seppellì colle proprie mani i suoi cinque figli nella stessa fossa15. La città di Trapani in Sicilia rimase affatto deserta, essendo morti fino all'ultimo tutti gli abitanti16. Genova ne perdette 40,000; Napoli 60,000; e la Sicilia, compresa non v'ha dubbio la Puglia, 530,00017. In generale si calcolò che in tutta l'Europa, la quale dall'una all'altra estremità andò soggetta a così terribile flagello, furono distrutti tre quinti della popolazione.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





Firenze Boccaccio Pisa Angelo Tura Siena Trapani Sicilia Napoli Sicilia Puglia Europa