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      Gli succedettero i suoi tre figliuoli Can grande II, Can signore, e Paolo Alboino, niuno de' quali aveva i talenti del padre; ed Alberto suo fratello non volle avere alcuna parte al governo71. Le repubbliche di Firenze, Siena e Perugia avevano, ad insinuazione del legato, spediti dei deputati ad Arezzo, per concertarsi coi signori di Verona e di Ferrara intorno ai mezzi di mantenere l'equilibrio d'Italia; ma Siena e Perugia, trovandosi in tanta distanza da Milano, non si credevano esposte a verun pericolo, onde ricusavano di fare sagrificj per la causa comune; e la subita morte di Mastino fece abbandonare da tutti i deputati una dieta che non sapeva prendere alcun partito. Can grande, che aveva sposata una nipote dell'arcivescovo di Milano, approfittando di quest'occasione, strinse con lui nuova alleanza72.
      E per tal modo la repubblica di Firenze fu la sola che mostrasse abbastanza coraggio per volersi opporre ai progressi della casa Visconti. La diserzione di tutte le altre potenze lasciavanla esposta in prima linea agli attacchi di così pericoloso vicino. Tutti i tiranni di Romagna, tutti i gentiluomini ghibellini della Toscana si associavano al signore di Milano, la di cui armata spedita per fare l'assedio d'Imola, minacciava nello stesso tempo i confini della repubblica fiorentina, la quale non poteva fidarsi ai trattati di pace che aveva convenuti con quel tiranno73.
      Conveniva per lo meno provvedere che le città toscane, che si governavano a comune sotto la protezione della repubblica, non aprissero ai Milanesi i passi delle montagne.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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