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      Erasi scoperta in Bologna una pretesa congiura contro l'arcivescovo di Milano, il quale aveva fatto punire colle verghe uno de' Pepoli, e condannare co' suoi figliuoli a perpetua prigionia, onde ritogliergli il danaro che gli aveva dato per acquistare la sua sovranità79. Mentre i Fiorentini occupavansi di questo fatto, si seppe improvvisamente che un emigrato Pistojese aveva sorpreso il castello della Sambucca che signoreggiava il passaggio degli Appennini, nel mentre che Giovanni d'Oleggio, generale del signore di Milano, trovavasi soltanto quattro miglia lontano da Pistoja con un corpo dell'armata che poc'anzi formava l'assedio d'Imola80.
      Fortunatamente Giovanni d'Oleggio si trattenne due giorni alle falde dell'Appennino per aspettare il rimanente delle truppe; onde cinquecento cavalli e seicento fanti di Firenze ebbero tempo di gettarsi in Pistoja il 28 luglio, prima che la città fosse cinta d'assedio, riparando in tal modo col loro zelo la negligenza de' magistrati81. Ma la congiura formata contro Firenze nella dieta dei Ghibellini a Milano scoppiò in ogni parte. Le truppe adunate nelle diverse piazze della Lombardia marciavano tutte alla volta della Toscana; i signori di Venezia e della Romagna somministravano i convenuti sussidj di truppe all'armata milanese; gli Ubaldini armavano tutti i loro vassalli degli Appennini; ed alla testa de' medesimi bruciarono Firenzuola, le di cui mura non erano ancora state rifatte, ed occuparono Montecoloreto82. Pietro Saccone dei Tarlati, il più formidabile partigiano che avesse prodotto l'Italia, guastava cogli Ubertini e coi Pazzi tutte le vicinanze di Bibiena83. Temevasi in Firenze che anche i Pisani non si unissero a tanti nemici, imperciocchè sapevasi che, come gli altri Ghibellini, avevano ancor essi mandati i loro deputati alla dieta di Milano; ma il timore di cooperare all'ingrandimento di un tiranno prevalse nel consiglio di Pisa al furore dello spirito di partito, e la repubblica ricusò di prendere le armi contro un popolo, bensì rivale, ma che solo sosteneva in Italia la causa della libertà84.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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