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      I raggi della luna cadevano obbliquamente sul castello, ed illuminavano il campo e lo spazio che lo separava dalle mura, mentre gli edificj di Scarperia gettavano sull'opposto lato un'ombra estesa ed oscura. In questo cupo spazio, Oleggio aveva posti trecento sergenti d'armi muniti di scale, mentre tutto il rimanente dell'armata avanzavasi al suono delle trombe, e mettendo alte grida, dal lato rischiarato dalla luna. Non dubitava il generale milanese, che nella prima sorpresa di un notturno attacco, tutti gli abitanti di Scarperia non si recassero verso la parte minacciata. Ma una migliore disciplina era stata stabilita nel castello. Dall'istante dell'allarme ognuno erasi portato in silenzio al suo posto; gli assediati occupavano tutta l'estensione delle mura, e tenevano nascosti i lumi e le armi; permisero agli assalitori d'innoltrarsi fino al piede delle mura; non impedirono ai trecento sergenti di passare colle loro scale le due fosse, e di cominciare a salire sul muro. Tutt'ad un tratto gli assediati si fecero vedere, e, fortemente gridando, oppressero gli assalitori con pietre preparate a tal uopo, e, rovesciando le loro scale, gli spinsero tutti nella fossa. Dal lato illuminato dalla luna, la pugna durò più lungamente; ma quando spuntò il giorno Oleggio fece suonare a raccolta, e rinunciò al progetto di sottomettere un piccolo castello, innanzi al quale tutta la potenza de' Visconti aveva perduta la sua gloria96.
      Realmente i soldati cominciavano a mancare di vittovaglia, ed i cavalli di foraggi; la stagione si faceva ogni giorno peggiore, onde il campo milanese era pieno d'ammalati e di feriti.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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