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      Le truppe che, per una imperdonabile negligenza, Giovanna aveva lasciate sbarcare nel regno, lo attraversarono con facilità; occuparono presso che tutte le città delle due province chiamate principati, ed in appresso assediarono Aversa, la sola piazza che tentasse difendersi. Ma gli Ungari servendo il re in forza della loro dipendenza feudale, non ricevevano da lui pagamento, e dopo un breve termine avevano il diritto di tornare alle loro case. Aversa non fu presa che nell'epoca in cui terminava l'obbligo loro, onde chiesero di ripassare in Ungheria. Lo stesso re stanco delle sue guerre d'Italia, perdeva ogni speranza di conquistare paesi, ove non pensava di stabilire la sua dimora, e desiderava egualmente di riprendere la strada del suo regno. Dal canto suo la regina Giovanna trovavasi debolissima, onde chiedeva caldamente la pace, ed in seguito ad alcune conferenze, fu conchiusa in ottobre del 1350 una tregua che doveva durare fino al 1° aprile del susseguente anno. Si convenne che fino a tale epoca le due parti conserverebbero i loro possedimenti, che i due re e la regina uscirebbero dal regno, e che il papa, nel suo concistoro, rimarrebbe solo giudice dell'attentato commesso contro il re Andrea. Se la corte d'Avignone pronunciava essere la regina colpevole, questa doveva perdere il regno, che sarebbe devoluto al re d'Ungheria: se la corte d'Avignone la dichiarava innocente, il re doveva rinunciare a tutte le sue conquiste, contro il pagamento di trecento mila fiorini a titolo di spese della guerra.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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