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      A queste condizioni Luigi d'Ungheria tornò ne' suoi stati, dopo avere nominati suoi luogotenenti il cavaliere di Monreale nella Terra di Lavoro, e Corrado di Guilford in Puglia100.
      Dietro tale tregua il re d'Ungheria e la regina Giovanna spedirono ambasciatori alla corte d'Avignone per rifare il processo intorno alla morte del re Andrea. Ma gli Ungari, che oramai credevano di avere bastantemente vendicato quest'assassinio, non appoggiavano con grande impegno la loro accusa; ed il papa ed i cardinali erano tutti favorevoli alla casa di Provenza: pure il delitto di Giovanna era tanto manifesto, che non sapevano a qual partito appigliarsi per discolparla senza disonorare sè medesimi. Dopo avere assai protratto il giudizio, s'appigliarono per ultimo ad un partito, che ben mostra quanto la stessa regina confidasse poco nella giustizia della sua causa. I commissarj di Giovanna dichiararono che, quando potesse ancora provarsi che questa principessa avesse mancato ai doveri coniugali, non doveva imputarsi il di lei errore nè alla sua intenzione, nè a cattiva volontà, ma riconoscere ch'ella aveva ceduto alla forza d'un sortilegio, e che la debolezza d'una donna non aveva potuto resistere alla possanza degli spiriti infernali. I commissarj confermarono la strana loro giustificazione colle deposizioni di molti testimonj giurati; e i giudici, cui le dirigevano, essendo ancor essi desiderosi di trovare un pretesto per pronunciare un giudizio favorevole alla regina, la dichiararono innocente del delitto commesso contro Andrea, ed annullarono l'accusa che da tanto tempo pesava sul suo capo101.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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