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      Gli Arragonesi, o piuttosto i Catalani, avevano ancor essi una marina, e venivano in allora risguardati come la terza potenza marittima d'Europa. In tale epoca erano liberi poco meno de' Veneziani o de' Genovesi. Nella loro unione del 1347 contro il re Pietro IV, detto il cerimoniere, avevano sostenuti i loro diritti colla più coraggiosa fermezza. Poichè questo principe ebbe in una lunga serie di battaglie vinti i suoi sudditi, si fece recare il libro delle leggi, e feritasi una mano, fece colare il suo sangue sul privilegio dell'unione, onde, diss'egli, abolire e cancellare col sangue d'un re una legge che tanto sangue costato aveva al suo popolo. Ma non osò violare la libertà de' suoi sudditi; egli ne conosceva l'indomabile fierezza e l'attaccamento agli antichi loro privilegi; piuttosto accrebbe le prerogative del giustiziere, il grande rappresentante dei diritti del popolo, e lasciò che Barcellona godesse, sotto la protezione d'un re, di tutti i vantaggi d'una repubblica105.
      I Siciliani ed i Napoletani tenevano ancora, cinquant'anni prima, un distinto posto tra le potenze marittime; e la loro marina erasi formata ne' tempi in cui Amalfi, Napoli e Gaeta erano repubbliche, in cui Messina e Palermo godevano di una quasi piena libertà sotto la sola protezione della corona. Ma malgrado i talenti e l'attività di Federico, re di Sicilia, malgrado le ricchezze e la perseveranza di Roberto re di Napoli, la marina militare di questi due paesi era affatto spenta, perchè la marina mercantile non aveva potuto sostenersi senza l'energia della libertà. La regina Giovanna, sovrana della Provenza e del regno di Napoli, non aveva vascelli di guerra ne' porti dell'uno o dell'altro stato; i quali non avevano comunicazione tra di loro che per mare, onde la loro sovrana trovavasi per tale comunicazione in arbitrio degli stranieri.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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