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      Mentre una delle rive del mar Nero offriva agl'Italiani il commercio che noi facciamo adesso coll'America, l'altra apriva loro la più frequentata strada delle Indie orientali. Tutte le città della costa opposta alla Tartaria erano animate da un attivissimo e vantaggioso commercio. Sopra tutto Sinope e Trabisonda erano abitate da numerose colonie di mercanti italiani e visitate ogni giorno dai loro vascelli. Sinope era un importante punto di comunicazione coi Turchi dell'Asia minore; Trabisonda, sede d'un piccolo impero greco nato dai rottami di quello di Costantinopoli, e governato da un Comneno108, apriva una più importante comunicazione coll'Armenia, ed agevolava il commercio di questo ricco regno.
      Gli Armeni avevano ricuperata la loro indipendenza nel dodicesimo secolo; e questo popolo montanaro, il più industrioso, il più sobrio e più attivo dell'Asia, aveva cercata l'alleanza de' Latini, che professavano la sua medesima religione109. Prima degli altri, i Veneziani avevano ottenuti in Armenia i più grandi privilegi; essi soli potevano trafficare sui camelotti, ed esportare la lana o camelo delle capre d'Angora, la di cui esportazione era vietata a tutti gli altri mercanti. Essi andavano esenti da gabelle, potevano possedere case, chiese ed alberghi; avevano pure il diritto di coniare danaro, e di essere giudicati dai loro proprj magistrati; finalmente vi godevano un'assoluta franchigia per attraversare tutti gli stati armeni colle mercanzie che tiravano dalla Tauride e dalla Persia110.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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