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      Tutti i Genovesi vi avevano trasportati i loro banchi, e, sotto il regno del vecchio Andronico, avevano circondata la nascente loro città prima di una doppia, poi di una triplice linea di mura. Pera, che stendevasi tra le colline ed il golfo, sopra una lunghezza quattro volte maggiore della larghezza, aveva quattro mila quattrocento passi di circuito112. Le case alzate a guisa di terrazzi le une sopra le altre, godevano di tutta la vista del mare e di Costantinopoli. Ogn'anno vedevasi crescere il loro numero e la magnificenza loro; e se l'impero greco non fosse caduto sotto le calamità che lo percossero incessantemente, in meno d'un secolo la città genovese avrebbe uguagliato in isplendore ed in popolazione la capitale dell'Oriente113.
      È già molto tempo che più occupati non ci siamo delle rivoluzioni di Costantinopoli. Siccome l'impero greco si andava debilitando, diminuiva altresì la sua influenza sulla politica d'Europa; i Paleologi erano ben lontani dal potere come i Comneni turbare l'Italia coi loro intrighi, formando su questa contrada progetti di conquista; essi invece non chiedevano che di essere dimenticati, e lo erano effettivamente. I principi di Taranto, eredi dei pretesi diritti degl'imperatori latini di Costantinopoli, erano ancor essi troppo deboli per far valere i titoli onde continuavano ad onorarsi. Ridotti al rango di nobili faziosi nella languente monarchia di Napoli, non pensavano pure ad armare l'Europa per riconquistare l'impero greco. Più non attaccavano, e non erano attaccati.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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