Pagina (94/301)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Essi portarono nel comune deposito tutte le ricchezze del principe, delle moschee, dei cittadini, ed in tal modo adunarono in denaro, in gioje, in mercanzie preziose la somma di un milione ottocento mila fiorini d'oro. Risguardarono come parte della loro preda sette mila schiavi, uomini, donne, fanciulli, che imbarcarono sulle loro galere. Mandarono in allora a Genova per informare la signoria della fatta conquista, e per chiedere i di lei ordini; ma i Genovesi, sdegnati che il loro ammiraglio avesse tradito un popolo con cui trovavansi in pace, videro altresì il pericolo che soprastava ai mercanti genovesi che trovavansi ne' dominj de' Saraceni in Alessandria, e nelle scale del Levante. Onde invece di risposta condannarono a perpetuo esilio l'ammiraglio e tutti coloro che lo avevano assecondato nella sua criminosa intrapresa195.
      Filippo Doria, vedendo che la sua repubblica non voleva prendere possesso della fatta conquista, vendette Tripoli ad un Saraceno, padrone dell'isola di Gerbi, pel prezzo di cinquanta mila doppie, e mandò un'altra deputazione a Genova per cercar di calmare la collera del suo governo. Erasi in questa città avuta notizia che i principi saraceni, nemici del signore di Tripoli, lungi dal pensare a far uso di rappresaglie, avevano veduto con piacere la sua disgrazia. Allora la signoria si raddolcì, e mutò la sentenza pronunciata contro l'ammiraglio e la flotta. In espiazione del loro delitto Filippo Doria ed i suoi compagni furono condannati a fare per tre mesi la guerra senza soldo al re d'Arragona, che non aveva voluto accettare il trattato di pace di Venezia.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





Genova Genovesi Saraceni Alessandria Levante Doria Tripoli Saraceno Gerbi Genova Tripoli Filippo Doria Arragona Venezia