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      Non pertanto tali frequenti comunicazioni avevano, fino dal dodicesimo e tredicesimo secolo, fatte intraprendere molte latine traduzioni di quelle opere che la filosofia in allora dominante faceva avidamente ricercare. Eransi, per tacere di molt'altre, tradotte le opere d'Aristotile, quelle di Galeno e quelle di alcuni padri delle chiesa208.
      Ma il greco altro ancora non era che un idioma utile, che imparavasi per un determinato scopo, quando Petrarca e Boccaccio, risvegliando verso la metà del quattordicesimo secolo, il gusto della bella letteratura e l'ammirazione per gli antichi, comunicarono alla maggior parte de' dotti il desiderio di conoscere i capi d'opera dell'antica Grecia nella loro lingua originale, ed estesero l'attività loro in questa parte de' tesori dell'antichità, che fino a tale epoca erano stati lasciati quale esclusiva proprietà de' dotti di Bizanzo.
      L'ammirazione per gli antichi, lo studio delle loro scritture, della loro poesia, della loro storia, della loro religione, eransi risvegliate quasi nello stesso tempo in Grecia ed in Italia. Costantinopoli più omai non produceva oratori o poeti; ma non mancava di persone che, col loro entusiasmo pei poeti e gli oratori dell'antichità, sembravano degni di camminare sulle loro orme. La venuta in Italia di alcuni di questi uomini, e l'amicizia loro coi capi della letteratura latina, contribuirono a riunire in un solo corpo i belli avanzi dell'antichità, a spiegare gli uni per mezzo degli altri, a farli conoscere a diversi popoli, ed a fare universalmente sentire tutta la perfezione di que' capi d'opera.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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