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      Suo padre, ch'era mercante, destinavalo alla propria professione, e lo fece lungamente viaggiare, perchè s'impratichisse; ma il Boccaccio, appassionato per la poesia, non riuscì felicemente nella professione paterna. Di ventott'anni abbandonò il commercio, acconsentendolo il padre, ed intraprese lo studio del diritto canonico, che poteva procurargli utili impieghi212.
      Ma il Boccaccio attendeva di mal animo a questi studj, che altro scopo non avevano che quello del guadagno. Trascurava il diritto, come si era presa poca cura del suo commercio, e non occupavasi di proposito che della poesia e delle scienze, che hanno in sè stesse la propria ricompensa. Studiò successivamente l'astronomia, la filosofia sacra, la mitologia, la geografia, la storia; e sopra tutto procurò d'intendere profondamente gli antichi scrittori greci e latini; ne cercò con somma cura i manoscritti e li copiò egli stesso. In tal modo ottenne di essere non solo uno de' più eleganti scrittori, ma uno de' più eruditi, e forse il miglior critico del suo secolo213.
      Il Boccaccio, che non si era posto in su la via degli onori e della fortuna, s'innalzò non pertanto ad un distinto rango: il suo ingegno gli aveva procacciata grandissima riputazione e fu ricercato per impieghi della più dilicata confidenza. Nel 1347 fu ambasciatore della repubblica fiorentina presso i signori della Romagna, ed in particolare di Ostasio da Polenta. Nel 1351 venne incaricato di un'altra onorevole missione presso il Petrarca. La repubblica aveva determinato di fondare in Firenze una nuova università: voleva dare una cattedra al Petrarca, e dopo avere ricomperati tutti i beni del di lui padre, venduti in occasione della cacciata de' Bianchi da Firenze, gli spedì a Padova, ove in allora soggiornava, il suo amico Boccaccio, onde persuaderlo a tornare nella sua patria.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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