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      Abbiamo di già veduto in qual modo i Fiorentini avevano respinta l'aggressione de' Visconti nel 1351, e come avevano costretto il generale del signore di Milano a levare l'assedio di Scarperia; ma era meno da temersi la forz'aperta che i segreti intrighi; perciocchè il Visconti cercava in ogni città, in ogni borgata di farsi de' partigiani230, di avere de' traditori; e dopo l'inverno del 1351, che venne in seguito a quella gloriosa campagna, poco mancò che venduta non gli fosse la città d'Arezzo. Il signore di Milano aveva incoraggiata la famiglia guelfa de' Brandagli d'Arezzo a farsi tiranna, e si era a di lei favore procurata l'alleanza dei piccoli tiranni ghibellini di Agobbio e di città di Castello. Di già i Brandagli avevano occupata una porta, e per mezzo di convenuti segni avevano chiamate in loro soccorso le truppe de' Visconti, allorchè gli abitanti d'Arezzo corsero alle armi, e cacciarono i ribelli dalla città, prima che potessero eseguire i colpevoli loro progetti231.
      Le repubbliche guelfe di Toscana, riunite dal comune pericolo, essendosi collegate per la comune difesa232, spedirono una deputazione al papa, onde impegnarlo a farsi capo di un partito, formato in origine per difesa della chiesa, ed a vendicarsi dell'affronto che le sue armi avevano ricevuto sotto Bologna.
      Ma il Visconti stava già da qualche tempo negoziando colla corte d'Avignone per placarla. Egli comperava dei partigiani a peso d'oro perfino nel sacro collegio. La viscontessa di Turenna, l'amica di Clemente VI, che tutto poteva sul di lui animo, aveva ricevuti i suoi doni, onde la collera della corte intiepidiva ogni giorno, e le risoluzioni erano incerte233. I cardinali, che sembravano animati dal più vivo risentimento, e che più fortemente eransi dichiarati per l'onore della chiesa, non si vergognavano nel susseguente concistoro di dichiararsi favorevoli a quello stesso Visconti, di cui erano poc'anzi i più caldi antagonisti234.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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