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      La guerra non sostenevasi da ambe le parti con forze proporzionate alla potenza dell'arcivescovo di Milano e de' Fiorentini. Non pertanto i due partiti desideravano egualmente la pace. Temeva il Visconti gli effetti delle negoziazioni cominciate dai Guelfi con Carlo IV; temeva inoltre di cambiamento nelle disposizioni della corte d'Avignone. Clemente VI era morto il 5 dicembre del 1352, dopo avere vissuto non come conviensi ad un capo della chiesa, ma come un sovrano voluttuoso e magnifico, circondato da dame e da cavalieri, nel fasto e ne' piaceri243. Il vescovo di Clermont, cardinale d'Ostia, datogli per successore il 28 dicembre, sotto nome d'Innocenzo VI, poteva essere intenzionato di rompere un trattato estorto al suo predecessore dalla venalità de' cortigiani. L'arcivescovo di Milano credette opportuno di fare la pace coi Guelfi per non aver nulla a temere dal canto della chiesa. Propose alle repubbliche toscane d'aprire un congresso a Sarzana; gli ambasciatori vi si recarono da ambedue le parti, e cominciarono le loro conferenze il primo gennajo del 1353244. Fu accettata la mediazione dei Gambacorti e della repubblica di Pisa, ch'eransi conservati neutrali tra l'arcivescovo ed i Fiorentini; e colla loro mediazione fu conchiuso un trattato di pace tra il Visconti e le repubbliche di Firenze, Perugia, Siena, Arezzo e Pistoja. Pochi castelli presi da una parte e dall'altra furono restituiti, e la repubblica di Pisa si chiamò garante dell'esecuzione del trattato245.
      Ma la pace di Sarzana non procurò ai Fiorentini che pochi mesi di tranquillità. Bentosto un'armata più formidabile che non era quella dell'arcivescovo, saccheggiò la Marca d'Ancona e la Romagna, ed una più disastrosa guerra minacciò le frontiere della Toscana.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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