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      La sommissione del prefetto toglieva ad Albornoz ogni pretesto di ritenere più oltre presso di sè Cola da Rienzo. Gli accordò quindi la dignità di senatore di Roma, in conformità degli ordini che aveva ricevuti dal papa279, e lo lasciò partire alla volta di quella capitale senza soldati e senza danaro. Cola si era fatti troppi nemici tra la nobiltà per potere attraversare la campagna di Roma ed il patrimonio senza avere alcune compagnie di corazzieri che lo accompagnassero. In questo tempo i due fratelli del Moriale, arricchiti dai di lui assassinj, trovavansi a Perugia. Cola andò a trovarli, espose loro i suoi progetti per la prosperità dell'Italia, gli esortò ad associarsi alla sua gloria, ed al potere che stava per ricuperare; e con quella persuasiva eloquenza, che nessun altro possedeva in così alto grado, gli ridusse in fine a sovvenirgli una ragguardevole somma pel ristabilimento del buono stato. Quando Cola, dopo poche settimane, fece arrestare il cavaliere di Moriale, che meno facile dei suoi fratelli ad essere sedotto dalle illusioni, veniva a Roma per tenere gli occhi addosso al tribuno, e forzarlo a mantenere le promesse, l'ingratitudine di Cola, che condannava questo temuto avventuriere al supplicio, fu assai più notata che la giustizia della sua sentenza280.
      Al suo arrivo a Roma, Cola da Rienzo vi fu ricevuto con entusiasmo, perchè il suo esilio aveva cancellata la memoria della sua vanità. L'autorità, che gli confidava il popolo, veniva resa più forte dalle decorazioni di cui lo aveva rivestito il papa.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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