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      Carlo, che in allora non aveva che la debole scorta de' cavalieri che avevano con lui attraversata la Lombardia, non essendogli ancora giunti i rinforzi ch'ebbe più tardi dalla Germania, acconsentì di buona grazia al desiderio de' Pisani che potevano imporgli la legge, e ripristinò nella piena loro autorità le magistrature repubblicane308.
      Avevano i Pisani in ogni tempo seguita la parte ghibellina, onde riguardavano l'imperatore come capo del loro partito, e protettore della città: i Guelfi per lo contrario credevano di avere un nemico nell'erede degli antichi loro oppressori. Firenze, Siena e Perugia, unite meno da un'antica alleanza che dai comuni interessi, avevano convenuto di contenersi in un modo uniforme in faccia all'imperatore; i loro ambasciatori dovevano presentarsi insieme al monarca, ed agire di comune accordo; ma ben tosto i Perugini approfittarono della circostanza di essere dipendenti dalla chiesa e non dall'impero, onde rifiutare di associarsi ai Fiorentini ed ai Sienesi.
      A Siena il governo più non era tra le mani del popolo, ma in quelle d'una oligarchia artigianesca formata già da settant'anni sotto nome di ordine dei nove. Alcuni ambiziosi avevano artificiosamente approfittato del modo con cui si eleggevano le magistrature per concentrare in onta alla costituzione ed alle leggi l'autorità nelle mani di novanta cittadini. Mantenevansi nell'interno coi mezzi della corruzione e coll'intrigo contro l'odio della nobiltà e del popolo309: al di fuori speravano d'ingrandirsi colla perfidia.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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