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      Il lungo regno di Luigi forma il più brillante periodo della storia d'Ungheria. Prima di lui questo regno era ancora barbaro, dopo di lui venne esaurito dalle guerre civili, o indebolito dai vizj della sua costituzione; ma finchè visse Luigi l'Ungheria figurò tra le prime potenze dell'Europa, dominò sui popoli schiavoni che la circondavano, si fece rispettare dalla Germania, e tenne l'Italia in timore e quasi nella sua dipendenza. Le costituzioni feudali hanno tutte un periodo di grandissima potenza, quello in cui i grandi hanno acquistata tutta l'energia che nasce in loro dalla propria situazione, senza che abbiano ancora sentita la loro indipendenza. Il re dirige in allora immense forze, che però non tarderanno molto a rivoltarsi contro di lui. Egli fa la guerra senza tesori e senza soldati, ed è ubbidito dai suoi vassalli soltanto a motivo de' feudi loro dati. Ma l'ubbidienza de' feudatarj non ha lunga durata; perciocchè non tardano ad accorgersi che i feudi non possono essere loro ritolti da colui che li diede, ed all'istante in cui pensano di scuotere il giogo, cessa il potere del monarca. Luigi d'Ungheria andò debitore di tutto lo splendore del suo regno assai meno al proprio carattere che alle circostanze in cui si trovò la nazione nel momento in cui usciva dalla barbarie. «Era (come racconta uno di que' contemporanei, che conosceva e giudicava accortamente degli uomini), era un principe di gran cuore, ardito, valoroso; grandi erano le sue intraprese nella prosperità; le avanzava caldamente, coraggiosamente ed ancora con alquanto di asprezza; sapeva incutere timore ai suoi baroni, nè loro permetteva di fare negligentemente i servigi che gli dovevano.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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