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      Le loro selle erano fatte in maniera da potere indifferentemente servire la notte al cavaliere per letto o per copertura. Ognuno di loro portava sul cavallo un sacco pieno di certa polvere fatta di carne secca, e quali possono presso a poco essere i nostri pani di brodo. Bastava far bollire una piccolissima quantità di tale polvere con molt'acqua per formarne grandi masse di gelatina sostanziosissima. In mezzo ai deserti gli Ungari si accontentavano di questo cibo; ma poichè guerreggiarono in paesi inciviliti, ove trovavano pane, vino e carni fresche, essi si annojarono delle insipide loro gelatine, e più non vollero farne uso. I campi non somministravano ai loro cavalli foraggi ugualmente buoni di quelli delle diserte praterie della Bulgaria e della Valacchia: le vittovaglie venivano chiuse entro le terre murate, che lungo tempo resistevano ai loro attacchi, e quanto più grande era il numero degli Ungari che passavano in Italia, più presto erano vinti dalla mancanza di munizioni e di foraggi393.
      Il re d'Ungheria si fece precedere da mille cavalli capitanati da Corrado di Wolfart, tedesco, che gl'Italiani chiamarono Lupo, e che aveva di già militato nel regno di Napoli. Lo accompagnavano i baroni di Bosnia ed il conte d'Aquilizia. Quest'avanguardia di una più considerabile armata giunse il 28 giugno del 1356 sotto Treviso394. Fantino Morosini era inallora podestà di questa città per la repubblica, e gli erano stati mandati tre provveditori per ajutarlo nelle presenti difficili circostanze395; i quali magistrati distrussero i sobborghi di Treviso, la grossa terra di Mestre, e tutti i villaggi, che credettero incapaci di difendersi.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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