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      Questa sentenza arbitramentale non fu ricevuta senza riclami, ma venne osservata, e così fu ridonata la pace alla Toscana481.
      Ma a Firenze, siccome nell'antica Roma, le civili discordie succedevano continuamente alle guerre straniere. Appena cessate le inquietudini cagionate dall'avvicinamento della grande compagnia, e dalla guerra di Cortona, le interne turbolenze cominciarono ad agitare lo stato.
      Tutti i cittadini non nobili, potevano, secondo le leggi di Firenze, giugnere indifferentemente alle pubbliche cariche. Non pertanto quanto più una famiglia era antica e numerosa, più rendevasi difficile ai suoi membri l'aver luogo nella signoria, perchè in virtù della legge del divieto due uomini dello stesso casato non potevano trovarsi insieme tra i priori, tra i buoni uomini, o tra i gonfalonieri; e per tal cagione quando un membro di una famiglia era in carica, egli escludeva tutti i suoi agnati, e questi ultimi, se la sorte li chiamava ad un impiego, perdevano la volta loro nell'estrazione della loro balla. Ora le antiche famiglie erano prodigiosamente numerose; le nuove per lo contrario non conoscevano nemmeno i loro parenti, e non portavano lo stesso nome. I primi erano continuamente respinti dal divieto; i secondi non lo erano mai: di modo che il governo andava poc'a poco a concentrarsi nelle mani d'uomini nuovi, quasi tutti ignoranti ed incapaci. Le antiche famiglie, che avevano fondata la libertà, e che d'ogni tempo erano state fedeli al partito guelfo, lagnavansi, non senza ragione, d'essere soppiantate da gente, che in gran parte erano forse d'origine ghibellina.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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