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      Questo principe non volendo ricevere chicchefosse diede ordine ad una scolta, che stava di guardia sull'alto del campanile, di toccare tante volte la campana quanti uomini vedrebbe avvicinarsi al castello. Un giorno Barnabò, senz'esserne avvisato dal suono della campana, vide giugnere alcuni gentiluomini milanesi, che venivano a fargli la loro corte. Diede subito ordine di punire la scolta della sua negligenza col gettarla giù dalla torre; ma coloro ch'erano saliti per ucciderla, la trovarono morta di peste presso la campana. Estremo fu lo spavento di Barnabò a tale notizia; egli fuggì in una casa destinata alla caccia, posta nel centro delle sue più rimote foreste; a due miglia di distanza tutto all'intorno fece piantare pali e forche, ponendo scritture in ogni luogo, che minacciavano di far appiccare senza remissione chiunque avrebbe l'ardire di avanzarsi oltre la linea549. Egli rimase in questa solitudine, senza comunicare con alcuno, finchè cessò la peste; e la sua assoluta reclusione accreditò ben tosto le voci della di lui morte, ch'egli non si curò di smentire.
      La peste, che desolava il rimanente dell'Italia, non penetrò in Toscana che l'anno dopo; e le repubbliche di questa contrada prosperavano, quando la guerra de' Visconti colla Chiesa e col marchese di Monferrato desolava le limitrofe province. Durante questo stesso periodo le repubbliche toscane allargarono il loro territorio, comperando feudi dai gentiluomini del vicinato, ed anche forzandoli talvolta a sottomettersi.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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