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      Il terribile contagio che nel precedente anno aveva fatto strage in Pisa, erasi manifestato nel campo fiorentino. Il 19 giugno, il generale Pietro Farnese cadde infermo e morì lo stesso giorno597. Questo flagello si estese anche a Firenze e gli rapì un uomo, la di cui perdita fu più deplorabile, lo storico cui siamo debitori della pittura così vera e così animata dei costumi e degli avvenimenti accaduti alla metà del 14.° secolo. Matteo Villani morì di peste come suo fratello Giovanni erane morto 15 anni prima. Fu sopraggiunto dalla malattia l'8 luglio, ed il 12 rese divotamente l'anima a Dio598. Attribuivasi al suo sobrio e temperato vivere la lunga resistenza di cinque giorni alla violenza del male. Incaricò, morendo, suo figliuolo Filippo Villani di continuare la sua storia fino all'istante in cui si ristabilirebbe la pace tra Firenze e Pisa599.
      Verun istorico ispira maggior rispetto, stima ed affetto di Matteo Villani. Religioso senza superstizione, rispetta la Chiesa, e nondimeno ardisce dipingere coi più vivi colori la corruzione e i delitti di alcuni suoi capi. Abbastanza versato nella politica e nella conoscenza del cuore umano per notare tutti gli errori de' governi, e per attribuire agli avvenimenti la vera loro cagione, è troppo dabbene per approvare giammai la mancanza di fede, o per supporre che possa derivare verun vantaggio dalla perfidia. Egli sollevasi al di sopra de' pregiudizj dell'astrologia giudiziaria, dei quali suo fratello non andava esente; abbraccia nella sua storia tutto il mondo conosciuto, e con un colpo d'occhio filosofico e penetrante attribuisce ad ogni popolo il suo vero carattere.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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