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      «Maria Vergine, disse loro, mi ha rivelato questa stessa notte che per la prosperità ed il riposo di Pisa io debba prendere, almeno per lo spazio di un anno, il titolo e le funzioni di doge. In esecuzione di questo ordine celeste ho di già distribuiti del mio proprio trenta mila fiorini alle truppe in pagamento del loro soldo arretrato. Io vi ho fatti chiamare perchè voi raffermiate subito coi vostri suffragi questa celeste nomina.» Gli anziani sorpresi e spaventati, vedendosi circondati dai satelliti di Agnello, non opposero resistenza. Giurarono l'un dopo l'altro ubbidienza al nuovo doge. Questi fece in appresso cercare a casa loro tutti i più riputati cittadini, e tutti quelli che gli erano sospetti per far loro dare lo stesso giuramento; e mentre faceva lampeggiare le spade intorno alle loro teste, non risparmiava promesse per sedurli. Ad uno offriva il vicariato di Lucca, ad un altro quello di Piombino, ad un terzo la scelta tra le varie castellanie dello stato. Durante tutta la notte i magistrati ed i cittadini gli furono gli uni dopo gli altri condotti, per giurargli fedeltà. Fatto giorno corse la città, con una pompa ducale, accompagnato dagli anziani, mentre i soldati, che lo circondavano, sforzavano il popolo a salutarlo col nome di doge.
      Per assodare il suo potere Agnello riunì sedici famiglie di cittadini in una sola, di cui si dichiarò capo. Tutti i membri di questa nuova corporazione dovevano portare il titolo di conti, e gli stessi stemmi. Agnello dava ad intendere che dopo un anno deporrebbe la sua dignità e darebbe luogo a quello dei conti che il popolo nominarebbe suo successore.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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