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      La luna bianchissima nell'aria, soffusa sui sassi e sulle piante da inumidirsi le labbra e toccarla, fredda, con la mano. Il mare sotto di lei s'innalzava in una strada d'argento, procedente a larghissime spire. Nell'immensa luce d'alba l'orizzonte lontanissimo guardava da tutte le parti, penetrando indifferente in ogni cosa. E io piangevo solo, alta ombra nera osservata e vana.
      M'accoccolai fra le rocce a picco sul mare, nascondendo vergognosamente la faccia nelle mani. Io non credo in Dio, non credo in Dio. Ma forse lei è qui sopra di me, in questa luce senza scampo, in questo cielo, in questa terra. Anche tu sei qui con me. Forse anche tu soffri. Aiutami, creatura. Ch'io senta solo una sillaba della tua voce e la tua mano sulla fronte, perché è silenzio e solitudine qui, e nessuno disturba. Intorno, nessuna cosa respira. La terra si può aprire e restituire la sua preda. Il cielo si può riunire per ricrear la sua forma. L'anima è diffusa in tutte le parti; ma io voglio averti ancora qui, amore. Io posso farti rinascere. Basta ch'io creda. Io credo che tu puoi rinascere. Tu non sei ancora morta. Aspetti prima che ritorni. Io ti scrivevo che si sarebbe stati contenti assieme. Vedi, quando s'ha te tutto è cosí semplice e bello. Arrivederci presto, amore. Aspettami presto. In luglio sarò di ritorno. - Allora, quando ti scrivevo questo, tu eri già morta. Ma ora sono tornato, e t'aspetterò fino all'alba, perché tu sei ancora mia, e non è possibile che tu sia morta. Non avermi abbandonato!


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Il mio Carso
di Scipio Slataper
pagine 103

   





Dio Dio