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      E questa, egli scrive, fu l'applicazione a cui mi volsi nel citato anno 1847, ed a cui mi applicai veramente con ardore, persuaso che sarebbe stato un vero progresso nell'arte della guerra lo sbandire affatto dall'innescamento delle armi il fulminato di mercurio, corpo pur troppo pericoloso nel fabbricarlo, nel conservarlo, e specialmente nelle manipolazioni necessarie all'impastarlo ed a caricarne i cappelletti a percussione
      .(45)
      E che la nitromannite sia un agente esplosivo molto potente lo ricorda anche Sobrero nella sua Memoria num. IX: Alcuni appunti riguardanti la nitroglicerina, la nitromannite e la cellulosa nitrica, a pag. 67 di questo volume, quando descrive gli effetti prodotti dalla spontanea esplosione di 400 gr. di nitromannite contenuti in tre alberelli chiusi con tappo smerigliato.
      Anche il Nobel nel 1864(46) fece delle prove su questo esplosivo di Sobrero per vedere se poteva avere delle utili applicazioni.
      Ora in Italia si fanno delle esperienze per ottenere sinteticamente la mannite su vasta scala e così poter preparare la nitromannite come esplodente.
      Già da lungo tempo è noto che la mannite si estrae dalla manna che ne contiene 40 a 60%. La manna è fornita da diverse piante del genere Fraxinus e specialmente dal F. ornus e F. rotundifolia. Un tempo la mannite si estraeva dalla manna mediante l'alcol, ma in questo modo si aveva un prodotto molto costoso. Un modesto, ma valente, chimico e farmacista di Bergamo, GIOVANNI RUSPINI nel 1845 pel primo indicò un metodo pratico per estrarre economicamente la mannite dalla manna, senza l'uso dell'alcol, ma per metodica cristallizzazione dall'acqua.


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Memorie scelte
di Ascanio Sobrero
Utet Torino
1914 pagine 184

   





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