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      Dopo poco entra Tito Strocchi, giornalista repubblicano e valoroso soldato, che tanto onore si è fatto dappoi.
      - Ma dunque ci siamo tutti!
      - Tutti - Urlano entrando alla lor volta il Rossi e il Piccini.
      - Anche tu! - Dicemmo a quest'ultimo - E come hai fatto stronco, come sei, ad arrampicarti?
      - Eh! Le guardie di finanza son dalla nostra e ci hanno insegnato la strada: Figuratevi che noi siamo passati per la scaletta, proprio, come se si fosse viaggiatori!
      - Ma le guardie ci son sempre?
      - Se ci sono!.. E bisogna vederli quei poveri diavoli a questo brezzone... infilan le pispole, come se si fosse in pieno gennaio!
      - Anche voi però...
      - Non ve lo neghiamo, il freddo ci è entrato nell'ossa.
      - Del cognac del cognac!...
      - E il cameriere ci portò una bottiglia polverosa dì vecchio cognac, che avrebbe messo energia anche a un deputato del terzo partito. E qui bevi; bevi in un modo incredibile; in un momento il tavolo fu pieno di bottiglie e quando andai per distendermi nella mia cabina vedevo tre o quattro colonnelli, una ventina di lumi, e un centinaio di persone, tra le quali apparivano circondati da un'aureola i due scialli che mi avevano fatta tanta impressione, pochi momenti innanzi.
      Tale era il mio sonno e, diciamolo pure, l'alterazione in me prodotta dal vino che quando mi destai, il sole era già alto. Salii a poppa della nave dove trovai il povero Rossi che contemplava astrattamente l'immensa superficie del mare, divenuto di nuovo tranquillissimo; tutto era celeste e l'onde venivano a baciare colla loro spuma bianchiccia, la carena del nostro battello: si sarebbe di momento in momento aspettato che qualche Nereide sbucasse a fior d'acqua per rammentare ai mortali le dolcezze del buon tempo antico.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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