Pagina (30/297)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Che fare? Qualunque resistenza sarebbe stata inutile e non ci poteva riuscir che dannosa; ci guardammo in faccia (che facce! il condannato che vien trascinato al patibolo ne può dare un'idea!) e con mano tremante il più vicino alla porta tirò la stanghetta.
      Un'ooh prolungato e di soddisfazione ci accolse, appena che comparimmo.
      Dalla scena che si presentò allora ai nostri occhi, un pittore avrebbe potuto prendere argomento per un bellissimo quadro ed un letterato per una magnifica descrizione. Una lunga fila di carabinieri e di questurini occupava tutto il lato del bastimento che era dicontro alla nostra cabina; più avanti il giudice d'istruzione colla ciarpa turchina, Bolis raggiante di contentezza, e un nuvolo di delegati e d'applicati di Pubblica Sicurezza che si davano un moto, un daffare indicibile, e si pavoneggiavano, esponendo al rispettabile pubblico ed all'inclita guarnigione le fasce tricolori che avevano a tracolla, come segno indiscutibile della loro autorità. Il capitano serio serio rivolgeva delle parole concitatissime al console, che appoggiato ad un tavolino, con una fisonomia di tramontana guardava distrattamente il cancelliere che redigeva il processo verbale. Tra le squarciate nuvole si era fatta strada la luna; e, pareva, che ci mandasse un compassionevole sguardo; sulla spiaggia uno scintillio di baionette, sulle quali si ripercoteva il malinconico raggio della poetica face dei cuori sensibili e degli innamorati, ci abbarbagliava la vista e ci rendeva sicuri che molta truppa era sotto l'armi è che la questura di Livorno non aveva trascurato verun provvedimento perché i pesciolini non le scappassero di rete.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





Bolis Pubblica Sicurezza Livorno