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      Una lunga processione di barche solcava le onde tranquille del mare sulla cui superfice una miriade di atomi luminosi, frequenti più delle stelle del cielo, avrebbe fatto nascer la voglia di intonare un bel canto alla natura, se natura ed uomini non si fossero mostrati, così accanitamente contrarii ad una impresa che tanto avevamo sospirato e che, purtroppo, così miseramente finiva. Le trombe che suonavano la ritirata sui bastioni della vicina fortezza ci suonavano in cuore meste, come il pensiero che manda in queill'ora il coscritto alla madre, alla casetta paterna, alle occupazioni di un tempo: meste come quella luna, come quei visi lunghi dei nostri compagni che ci passavano davanti colla respettiva accompagnatura, come i popolani che vedendo la loro impotenza a salvarci ci guardavano da riva con occhi stralunati e pregni di lacrime.
      - Ma Gagliano... Gagliano dove è?... Noi credevamo che fosse tra loro?... Esclamò Bolis, dopo averci ben bene sbirciati;
      - E perché han fatto resistenza? Ci domandò con un sorrisetto volpino il giudice d'Istruzione.
      - Perché!... - Rispondemmo noi tutti a una voce e in tuono di meraviglia..
      - Sì... quando sapranno tutto, chi sa, che non sieno i primi a ringraziarci...
      - Ringraziarlo di averci arrestati?
      - Sissignori... Oggi è venuta la notizia della capitolazione di Metz.
      Quest'ultima sassata che, così benignamente ci si scagliava nel nostro infortunio, ci fece nascere lì per lì una tal rabbia contro quegli arnesacci di una bottega fallita, che loro volgemmo disdegnosamente le spalle.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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