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      In quanto a noi, grazie all'amabilitą del capo guardiano dello stabilimento, fu cercato di renderci meno dura che fosse possibile la prigionia. Ci misero in sei in una stanza; lasciarono che si fumasse a nostro bell'agio: ci si passavano i giornali, dove tra le altre cose apprendemmo l'infame tradimento del generale cortigiano Bazaine: non ci era fatta alcuna restrizione nel mangiare e nel bere: ci si trattava insomma coi guanti, e inservienti e guardiani, lungi dal far pompa di quelle mosse scortesi di cui sģ spesso e sģ volentieri fanno pompa coi carcerati di bassa estrazione, si perdevano in scappellature ed inchini e venivano due tre volte per ora a domandarci, se si abbisognava di qualche cosa. Era compassione questa, o, piuttosto come succede in qualunque circostanza nel mondo anche lą si venerava l'abito, anche lą avendoci veduti insieme col Colonnello e per questo scambiandoci forse per uno stato Maggiore, si cercava entrare nelle nostre buone grazie, perchč si aveva la ferma credenza che eravamo pezzi grossi?... Io credo che quest'ultima sia la ragione pił giusta e pił esatta delle preferenze che si avevano per noi. Quell'ingegno ferace, che tanto predominava sugli altri per lo spirito d'osservazione e che cosģ presto doveva esser rapito all'Italia, intendo parlare di Carlo Bini, nelle sue riflessioni sui prigionieri ha dettato delle pagine maravigliose per la veritą sulle distinzioni sociali, che con scrupolo sono venerate ancora nelle carceri.
      Povero!... t'hanno condotto qui, tu devi aver peccato di certo; va' gił nel buglione, lą troverai degli amici e dei degni compagni.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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