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      Arrivati alla ferrovia, le guardie ci fecero ala, nè si allontanarono, fino a che non avemmo presi i biglietti.
      - Dunque a rivederli, signori - Traendo un sospiro di contentezza ci disse il delegato.
      - Dica addio! - Riprendemmo, noi tutti.
      - Grazie dell'accompagnatura! - Proferiva uno in tuon di burla.
      - La ci saluti Bolis...
      - Al piacere di non riverirla mai più..
      E via di seguito con espressioni più o meno frizzanti, tutte all'indirizo di quel'infelice che impappinato come un pulcino nella stoppa, voltandosi ad ora ad ora per darci una sbirciata più o meno benevola, se ne andò quatto quatto e colla coda tra le gambe.
      Entrammo nella stazione: quelli che viaggiavano a conto della questura erano stati ficcati in due vagoni di terza classe, e cantavano: cantavano dalla rabbia o dal piacere? Non saprei dirlo davvero, ma è un fatto che un uomo che si trova in una situazione eccezionale, prova un refrigerio, stuonando un'arietta; i ragazzi che hanno paura a andar soli in una stanza canticchiano, i poveri coscritti cercano alle canzoni montagnole, e ai patriottici inni quel coraggio che invano cercherebbero al cuore.
      Ecco i due scialli!.. Ecco le due donne che ci hanno fatto tanto almanaccare colla testa sul Var e in prigione! - Oh! finalmente ci è dato avvicinarle! Sono la madre e la sorella dì un'arrestato, mi sussurra uno, che ho accanto. Mi approssimo a loro. Qual delusione! La madre è sbilenca, le mancano due denti davanti ed ha una bazza, come quella del barone Ricasoli. E la figlia?


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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