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      Per buona fortuna quella sera pareva che si dovesse partire certamente: erano già stati distribuiti i berretti rossi ed i Garibaldini, schierati in due file lungo la strada attendevano il luogotenente che doveva accompagnarli fino a Digione.
      I volontari erano allegri, cantavano a squarciagola, e negli intermezzi cianciavano, politicavano, facevano infine un brusio indiavolato; un Milanese ponendosi ambe le mani alla bocca imitava perfettamente il fischio del vapore, un altro faceva da cane, abbaiando e guaendo con tanta naturalezza da chiamar per la strada tutti i cani che giravano per quei dintorni. Era insomma una scena deliziosissima e il tenente non si vedeva.
      Ognuno che abbia frequentato per poco i volontari, sa quanto sia susurrone e incontentabile questo elemento, quando è lontano dal fuoco; quindi facilissimo e immaginarsi quali recriminazioni, quale sussurro provocasse questa inopinata tardanza. Prima furono proteste, poi fischi acutissimi: finalmente calci e pugni alla porta.
      - Noi non si vuol fare il comodo dì nessuno!
      - Si comincia male!
      Tali erano a un dipresso le espressioni di quella gente stizzita, e a rinforzare la dose il Mago dava degli schiarimenti sul comitato e sulle spilorcerie ed angherie da questo commesse per il passato. Figuratevi, diceva, che a me diede a portare venti uomini a Dôle, e mi diedero una lira per uomo... Di qui bisognava andare a Mouchard, ventiquattro ore di strada, lì bisognava dormire e poi partire il giorno dopo per la destinazione... vi raccomando quello che dovevo fare.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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