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      - Avanti, march - Gridò con voce stentorea il lilliputtiano segretario del comitato... e tutti noi gli si tenne dietro nella stazione....
      Vedendo otto vagoni a nostra disposizione fummo colpiti da una dolce meraviglia. Fin allora avevamo veduto i soldati ammonticchiati l'uno sull'altro nei vagoni di terza classe: noi tutt'al più eravamo quattro per scompartimento; ci era posto da sdraiarsi e di attaccare anche un sonnellino. Ah!.. quanto sono fallaci le speranze del mondo!.. Ah!.. la speranza meretrice della vita, dirò con Francesco Domenico!... La nostra gioia, il nostro benessere doveva protrarsi fino alla prima stazione, e questa è appena a venti minuti di distanza, da Marsiglia.
      Vienna, Avignone, Remoully dovevano vomitare sul nostro disgraziatissimo treno una congerie di mobilizzati. L'educazione pare che non entrasse nella teoria che s'insegnava a questi campagnuoli del mezzogiorno dell'antica terra dei Druidi. Infatti entravano in frotta e senza garbo nè grazia in quei vagoni che avevamo avuto l'illusione di credere nostra proprietà; entravano pestandoci i piedi, sedendosi sulle nostre ginocchia con l'indifierenza di una donna del mondo galante, non però colla di lei grazia, nè colla di lei leggerezza. Fra tutte le sventure che possono capitare a un viaggiatore, io credo, non esserne alcuna che possa stare a confronto colla compagnia di un mobilizzato della campagna. Se lo immaginino un poco i lettori: questi eroi avevano sulle spalle un magazzino, una vera montagna d'involti, di fagotti e di fagottini; erano muniti di due o tre paia di scarpe; pretendevano di stare a baionetta in canna anche tra noi, anche in quelli sgabuzzini; avevano chi il cane, chi un uccello in gabbia, tutti poi indispensabilmente delle pagnotte stragrandi; si piantavano a sedere, e per quante gomitate, per quanti urtoni loro si amministrassero, non ci era verso di farli muovere un solo centimetro; i più attaccavano sonno e russavano come contrabbassi; quei pochi che erano desti non ci rispondevano, e si lamentavano tra loro del governo che li strappava alle ordinarie occupazioni.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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