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      I nostri compagni di viaggio erano vestiti in mille maniere; ve ne erano col cappello alla spagnola, col gasco e col berretto; ve ne erano dei bigi, dei neri, dei verdi, dei turchini; avevano tutti il fucile all'antica ed in pessimo stato. Siamo giusti!.. Se le guardie mobili hanno fatto nella campagna del 1871 una figura non invidiabile, non ne sono del tutto colpevoli. Comandate dal nipote del sindaco, dallo speziale del luogo, dal Beniamino della moglie del sottoprefetto, insomma da tutti ufficiali creati per dato e fatto dell'impero, e che non ne sapevano un acca: armate con certi fucili che avevano più apparenza di schizzettoni che di armi micidiali: disilluse di tutto, persuase di esser tradite e condotte al macello (persuasione che io credo loro avessero inoculata i preti) dolenti di avere a trascurare i loro interessi per una patria, che finora non conoscevano, esse non potevano fare eroismi: l'eroismo richiede la convinzione: l'eroismo nasce dalla virtù cittadina.
      Appena cominciò a farsi giorno cominciammo a vedere le colline circostanti a Lione; colline che nelle belle stagioni devono essere amenissime; ubertose per viti dell'altezza di un palmo, così fitte tra loro da farti sembrare quei campi un'estesa brughiera, bagnate da un'infinità di ruscelletti che scorrono placidamente alle loro falde, per perdersi poi nella Loira o nel Rodano. A tutte le stazioni eravi un movimento indicibile: un andare e venire di soldati e di guardie nazionali: uno stringersi di mano, un baciarsi tra loro nei vari gruppi che facevano ressa intorno a quei che partivano.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





Beniamino Lione Loira Rodano