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      Chi mi darà la voce e la parola,
     
      Per stimmatizzare degnamente questo iniquo paesucolo, in cui ci faceva capitare la nostra malvagia fortuna. Io consacro Tournus all'esecrazione di tutta la gente per bene; io auguro ai di lei cittadini che il naso ghiacci loro, come ci si era ghiacciato a noi quella sera.
      La camera dei deputati quando parla Michelini è il luogo più popolato del mondo appetto a Tournus: noi non ponemmo vedere un abitante; picchiammo a due o tre osterie, non ci vollero rispondere: tirammo pedate da orbi alle porte, vennero i gendarmi a pregarci gentilmente che si smettesse; non un caffè aperto, non una finestra illuminata, non il minimo indizio di vita. Persino l'orologio del campanile della chiesa. maggiore era fermo e segnava le sette.
      Nel mentre che noi avevamo dormito in vagone, la neve era cominciata a cadere ed ora ricopriva col suo bianco lenzuolo tutte le circostanti pianure; il freddo, il malessere in cui uno si trova quando viene svegliato di soprassalto, il desio intenso di bere che ci accompagnava, come l'angelo custode accompagna un cattolicone di quelli coi fiocchi, ci avevano procreato un'arsione, come se si fosse attraversato il deserto; e anelavamo un centellino di vino, come in circostanze normali si anelerebbe un milione.
      I cittadini di Tournus non dovevano aver molto in pratica l'Evangelo; battete e vi sarà aperto, diceva il divino maestro, e noi battemmo colle mani, coi piedi, colle mazze: battemmo ovunque eravi un'insegna d'albergo e di trattoria, nessuno ci rispose: in qualche casa si sentiva metter la spranga.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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