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      Ad uno di questi banchi trovammo il nostro tenente: meno male!.. questo incontro ci rispiarmava il fastidio di dover interrogare altra gente e di dovere impazzare per rinvenire la caserma.
      - Scusi tanto... - Noi principiammo, avvicinandolo, ma egli tagliò ogni discorso dicendoci:
      - Ieri non si fece nulla..... Vengano oggi a mezzogiorno...è l'ora delle paga: credo che nessuno mancherà.
      - Duuque a Mezzogiorno?
      - Sì.
      - E dove è il nostro quartiere?
      - Vadano alla Madaleine e là troveranno i loro ufficiali... Loro non dipendono più da me... Io appena che ho accompagnato le spedizioni, me ne lavo le mani,
      - A rivederlo!
      - A rivederci!
      Andammo allora al quartier generale; per quella mattina, non pareva che alcuna cosa alla più lontana indicasse qualche probabilità di un attacco da parte del nemico. I Prussiani difatti avevano sgombrato Digione, per concentrarsi; si aspettava, che dopo tanti giorni di quiete una gran massa di Tedeschi, col solito sistema che ha sempre guidato i movimenti di Moltk, piombasse sulla città principale delle Côte d'Or. Dicevasi anche che a ciò fosse stato pescelto il corpo d'armata del principe Federigo Carlo, perché a Versailles si voleva finirla una volta con questa riunione accogliticcia di giovanastri che rompevano anche troppo le scatole alle truppe più agguerrite e più disciplinate del mondo; ad ogni modo, e lasciando da parte qualunque interpetrazione a cui dava luogo questa continua inazione dei nostri nemici, quello che si può accertare si è che questi si erano allontanati parecchi kilometri da Digione; le nostre scorrerie, le recognizioni che senza posa facevano le truppe di linea, mai si erano scontrate con loro, e tutti insieme concordavano nell'affermare che di Prussiani non ci era il minimo segno in tutti i dintorni.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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