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      ... delle stufe del quartiere generale!
      Del resto di questi ufficiali improvvisati ve ne era un sacco e una sporta. Conobbi un volontario che di motuproprio si mise il berretto di luogotenente e poco dopo ottenne quel grado; non vi è esagerazione a dire che quando arrivammo a Digione, trovammo più ufficiali che soldati: i sarti e i cappellai di lassù, che avevano buon naso, riempivano lo vetrine di monture e di berretti più o meno gallonati. Fin qui non ci sarebbe statò gran male; ma il male appariva manifestamente ad ogni persona, quando si pensava che molti e molti che a forza di fatiche e di sangue erano giunti a conquistarsi un grado nelle altre campagne, non si erano voluti riconoscere o si erano portati tanto pel naso che essi troppo disdegnando di sembrare accattoni e in cerca di una posizione, preferivano servire da semplici soldati. Il nostro Generale era del tutto estraneo a queste brutture, le quali possono sembrare a qualcuno inverosimili, ma che sono vere come la luce del sole. Materassi, Pacini (per non citare molti altri) capitani nelle altre campagne, non ebbero alcun grado, furono appagati però con molte promesse, con molte proteste di buone intenzioni, ma, come dicevano i nostri antichi, di buone intenzioni è lastricato anche l'Inferno.
      Io non sono estraneo all'idea di accogliere gente nuova nelle file di quei che comandano; il principio di rispettare l'anzianità per me deve cedere a quello di rispettare il merito: si facciano pure dei nuovi ufficiali, si cerchi pure di ringiovanire i ranghi della democrazia militante, ma per attuare questo nobile proposito si possono scegliere tanti e tanti avanzi della mitraglia, tanti e tanti che tuttora soffrenti per antiche ferite son corsi di nuovo in faccia al nemico, e non coloro che non fanno altro che salire e scendere le scale degli astri maggiori dell'Orizzonte Garibaldino, lisciando tutti, strofinandosi a tutti, menando buona ogui sciocchezza, ogni spavalderia, purché venga dall'alto.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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