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      CAPITOLO XI.
     
      Ricciotti arrivava in questo frattempo a Digione, dopo aver sostenuto diversi piccoli scontri con recognizioni nemiche, scontri in cui aveva sempre ottenuto indiscutibili vantaggi; il di lui arrivo fu per noi una vera festa: il giovine ed ardito condottiero che già erasi acquistata tanta gloria in questa campagna, troppo ci aveva fatto temere per il suo troppo coraggio ed era di troppa utilità al nostro esercito, perchè non ne valutassimo l'arrivo come un lieto avvenimento. Dipiù nella sua brigata noi avevamo amici carissimi: lo Strocchi, l'Orlandi, Cardini erano nei Francs chavaliers de Chatillon, squadrone di cavalleria che il prode e simpatico figlio di Garibaldi aveva organizzato dopo la memorabile impresa che aggiunse non poco lustro alle armi italiane.
      Quasi nel medesimo tempo arrivava da Chambery il simpatico Canzio, portando seco circa duecento uomini, che uniti a quelli del deposito, a cui eravamo stati ascritti in principio, formarono un battaglione sotto gli ordini del maggiore Perla, battaglione che fu denominato dei Cacciatori di Marsala. Cavallotti, Rossi di Lodi e tanti altri generosi si trovavano in quelle file: essi avevano lasciato il Frapolli per essere in prima linea.
      La gioia di questi arrivi fu per noi un po' amareggiata dalla notizia che i famosi cavalli che dovevano arrivare con Canzio, sarebbero arrivati due o tre giorni dopo... se ci avessero detto che non dovevano arrivare mai, saremmo usciti addirittura dai gangheri e chi sa quale determinazione avremmo preso!


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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