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      Figuratevi, quale allegria non fosse per noi, il vedere tutti quei tetti acuminati, candidi come l'anima di una verginella; il passeggiare quelle vie, quelle piazze dove si affondava fino a mezza gamba, l'ammirare i nasi dei nostri compagni di sventura rossi come peperoni, seccati chi sa da quanti anni!.. Ed il cielo ci fece questa burletta fino a notte avanzata; decisamente il cielo sapendoci nemici del trono come dell'altare, ci voleva amministrare una di quelle lezioncine paterne, che ci facevano ricordare la dottrina Cristiana del cardinal Bellarmino.
      Quella sera noi non potevamo godere: poiché ci ricorrevano al pensiero quei disgraziati nostri fratelli che si trovavano accampati o agli avamposti. Poveri diavoli - si susurrava, scaldandoci davanti a un bel fuoco - Poveri diavoli, quanti di loro hanno con gioia abbandonate tutte le dolcezze di una vita beata, e forse ci sarà chi oserà mettere in dubbio la purezza delle loro intenzioni, la lealtà dei loro propositi, la fede che li ha sostenuti in mezzo a quest'avvicendarsi perpetuo di peripezie, che a malapena si credono nell'udirle narrare?! Meno male, che la bestemmia dei tristi giunge più cara agli orecchi di chi fa il proprio dovere, della lode dei buoni. Declami pure, rida pure la gente che non si muove da casa se non quando vi è la prospettiva di un grande interesse... l'armata dei Vosgi ha troppo la coscienza di quello che ha fatto per poter dare ascolto ai ragli e agli impotenti grugniti dei pravi.
     
     
     
      CAPITOLO XII.
     
      Così giungemmo al dì 17 gennaio dell'anno di Grazia milleottocentosettanta.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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