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      - Che c'è? - Mi domandò
      - Si figuri, che mi hanno preso per una spia!
      - Baie!
      - Sul mio onore.
      Il tenente che ne avea pochi degli spiccioli fece allora una paternale numero uno, a quei mobilizzati che pretendevano di fare il sopracciò a tre chilometri dal campo di battaglia: questi accettarono la reprimenda a viso basso e confuso e ci lasciarono passare.
      Appena scongiurato il pericolo, io mi rivolsi al mio salvatore e gli domandai: Ma dunque ci si batte sul serio?
      - Sembra di sì... Anzi venga con me al quartier generale, che presto partiremo anche noi!
      - A piedi?
      - Ben'inteso: quando non ci sono cavalli!
      - Vado ad avvertire Materassi e vengo subito.
      - Gli raccomando sbrigarsi!
      - Non dubiti: vado e torno!
      Materassi mi accolse con un diluvio d'imprecazioni, a causa del ritardo: l'imprecazioni arrivarono poi al grado superlativo, quando io gli mostrai lo stivale, preciso come l'aveva dato al mattino. Che fare? Tempo da perdere non ce ne era dicerto: bisognò prendere un'eroico proponimento, e con un rasoio spaccarlo sopra la fiocca... Se Materassi avesse saputo che doveva terminare la campagna con quello spacco, non troppo elegante, chi sa, se avrebbe avuto il braccio tanto fermo!
      In due salti si arriva al quartier generale, i nostri compagni erano già partiti: si domanda alle sentinelle per dove hanno preso ed esse c'indicano la vicina strada della stazione; allunghiamo il passo e tentiamo raggiungerli: per la strada non s'incontra nessuno: tutto è calma all'intorno ed un combattimento non può essere ancora incominciato: meno male, pensiamo tra noi, sentiremo il primo saluto, ma più ci si avvicina, maggiore è il silenzio,


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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