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      Giunti a casa trovammo sul camminetto una bottiglia di vecchio Borgogna che in quel momento ci apparve più cara di tutte le moine. Oh! non erano sconoscenti i buoni abitanti della Còte d'Or! Le gentilezze di cui ci erano prodighi infondevano nuovo ardore nei nostri petti, e tutti noi anelevamo un combattimento per mostrare che non eravamo indegni della fiducia che in noi riponeasi.
      E il combattimento poco poteva tardare: la era questione non di giorni, ma d'ore: se per due volte di seguito avevamo tenuto la difensiva, alla fine attaccheremo noi - si pensava. Garibaldi non è uomo da lasciarsi posar mosche sul naso! - Erano istanti di febbrile ansietà: specialmente la notte; ad ogni rumore ci si alzava dal letto, si correva alla finestra, si tendeva l'orecchio: poi quasi dubitando delle nostre facoltà auricolari, ci s'infilava alla peggio la giubba, si scendeva in strada, si correva alla piazza... tutto silenzio.... tutti dormivano... e allora a rifare i nostri passi, ed a darsi del bambino, del grullo, dell'uomo che s'impressiona per niente, e a giurare di non muoversi più sino a che non venissero le trombe a suonare sotto le finestre di case... sì... bei proponimenti, superbi disegni! Batte una porta, una folata di vento agita gli alberi del giardino, i cavalli della vicina scuderia urtano nella mangiatoia colla testa, o scalpitano sulle pietre del pavimento.. ed eccoci di nuovo in balìa delle nostre fisime.. - E se ritornassi fuori?.. Lasciare il calduccino delle lenzuola per andare a scivolare sul diaccio e a battere i denti, mentre vi sono tutte le probabilità che non ci sia nulla di serio!


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





Borgogna Còte