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      .. non dico di più, perché non si abbia a dire che l'amicizia ha potere di convertir noialtri scapati in società di mutua ammirazione; chi li ha veduti non potrà dire che come me: con loro fu ferito assai gravemente il nostro caporal furiere Pianigiani, giovinetto Livornese quasi bambino, ma che per fermezza poteva dar dei punti a un vecchio militare; il Mattei, guida pur egli, fu ferito a una coscia da un colpo di mitragliatrice, mentre si disponeva ad andare all'attacco.
      Raggranello altri ragguagli del giorno innanzi: delle quindici guide che si erano mosse a piedi col tenente Ricci, due erano morte e sette ferite: il nostro deposito avea dato il suo contingente alla carneficina.
      Nella nottata due nostri caporali, Luperi e Aribaud avevan fatto prigioniero il nipote del generale Werder, che si era addormentato in una casetta.
      Mi si parla di un Romagnolo, Salvadore Caimi, che, giacente in letto all'ospedale, e dato per spacciato da medici, essendo afflitto da perfidissimo vaiolo, all'udire il cannone saltò giù, si rinpannucciò alla meglio, e corse in prima fila, ove morì, ma non colpito da palla: tutti hanno da raccontare qualche eroismo che hanno veduto, qualche atto di valore di cui furono parte: manco male, non avranno più il coraggio di dire che gli Italiani non si battono! I preti, strano a dirsi erano stati pel contegno loro ammirabili; alcuni signori dei paesi a noi vicini si erano mescolati ai soldati, ed alcuni erano caduti vittime del loro amore di patria. Se la perdita di molti nostri compagni ci faceva essere di malumore, ci era anche di che rifarsi la bocca!


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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