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      Il male però progrediva spaventosamente: mi martellavano le tempie; avevo perduto la voce, le gambe mi reggevano appena. Passando dalla bottega della tabaccaia, vi entrai, e mi buttai rifinito su di una seggiola.
      La graziosa fanciulla, affidata alle cure della bottegaia, si svestiva in quel mentre della sua cappa di appartenente all'ambulanza; aveva già visitato tutti gli ospedali della città, aveva già fatto amicizia con tutti i feriti Prussiani: mi disse tutto questo d'un fiato, senza che la potessi interrompere; quando io cominciai a parlare, la buona ragazza sentendo la mìa voce roca, esaminandomi fissamente nel volto, con tono affettuoso mi disse: Ma voi avete bisogno delle mie cure... voi siete malato.
      - Che... non è nulla!
      - Oh voi dovete curarvi... andare a letto!
      - Vi pare... qui... in faccia al nemico...
      - Il nemico ha di catti a rifarsi di forze, e credo che non avrà intenzione di riattaccare.
      - Ammettiamolo pure: Ma che vorreste... che io passassi uno, due, forse tre giorni solo, come un cane?...
      - Siete ingiusto... voi dimenticate gli amici...
      - Son tutti occupati...
      - E... le amiche? Ficcandomi gli occhi negli occhi proferì la ragazza.
      - Le amiche!
      - Sì andate ed ei vi prometto di venirvi a far visita, di passare la maggior parte della giornata da voi.
      - Davvero?
      - Sul mio onore... via, via andate... non fate il bambino... il vostro sarebbe un eroismo inutile... - E tanti altri bei discorsi, che uniti al male che mi sentivo in dosso, e alla voglia di aver dei colloqui intimi con quella gentile infermiera, di cui avevo imparato ad ammirare il carattere, mi persuasero a cacciarmi nel letto, deciso però di non badare a prescrizione veruna del medico, o di chicchessia, qualora avessi udito suonare a raccolta le trombe, o tuonare il cannone.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





Prussiani