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      Leggera quasi farfalla, senza che io la veda, si è avvicinata al mio letto la gentile infermiera, la pietosa visitatrice di tutte le ambulanze: Essa mi guarda in silenzio; alla mia volta io la guardo e sto zitto. Per cotesto, si principia benino!
      Finalmente lei rompe il ghiaccio, e colla sua vocina simpatica la comincia: Non ho potuto portare il medico, come vi avevo promesso.
      - Non importa...
      - Vi sentite meglio?
      - Tanto meglio che domani mattina esco di casa.
      - Voi non commetterete questa pazzia! Ve lo proibisco in nome di vostra madre... pensate alla povera donna che forse vi aspetta...
      - Mia madre è morta! Proferisco un po' commosso all'evocazione di tale ricordo..
      - A vostro padre... - Continua più affettuosamente la cara fanciulla.
      - È morto! - Replico in tuono brusco
      - Dunque siete orfano?..
      - Purtroppo!
      - Avrete una bella però?... confessatelo?
      - No.
      - È impossibile!
      - Ve lo garantisco.
      Osservo che la mia interlocutrice arrossisce molto facilmente ed ha un nasino rétroussé graziosissimo.
      Altri due minuti di silenzio.
      - Ebbene vi farò da sorella. Come vi chiamate?
      - Ettore.. e voi?
      - Luisa!
      - Ho appunto una sorella che si chiama come voi.
      - Benissimo!.. Allora ci faremo confidenze reciproche.
      - Va bene?
      - A meraviglia! Cominciate voi, che mi avete fatto tante domande e rispondetemi a tuono... E voi...?
      Non mi azzardo a continuare, ma l'altra capisce alla prima e volendo soddisfare a quel sentimento di vanità, prerogativa del sesso debole in generale e delle Francesi in particolare, si affretta a rispondermi: Ah!.. Io appena sarà finita la guerra ho da essere sposa.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





Francesi