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      - A noi - replicai io immediatamente - Ci ho qui un plico da consegnare al vostro capitano, conducetemi a lui, chè non ho tempo da perdere.
      - Assicuratevi bene di loro - Comandò ai suoi uomini il capoposto, e poi rivoltosi a noi con fare sdegnoso, borbottò: seguiteci.
      Il capitano era in una specie di bettola, ridotta lì per lì in stanza d'ordine; era un coso rimpresciuttito, che parea proprio dovesse regger l'anima coi denti: sdraiato su di una poltrona impagliata, teneva tra le labbra la pipa, di cui si divertiva ad esaminare con certa voluttà le nuvolette grigiastre di fumo, che man mano andavano a dileguarsi in quell'ambiente.
      Consegnai il mio plico; Monsieur, così lo chiamavano con grande unzione i suoi sottoposti, prima mi sbirciò ben bene con tale ostinazione che mi ridestava il pizzicor nelle mani, poi cominciò a capolvogere, e spiegazzare quel povero foglio in tutti i versi, finalmente si decise a porvi gli occhi. Per maledetta disgrazia quell'ordine era stata fatto in lapis: di qui non sto a dire quanto aumentassero i sospetti in quella zuccaccia ignorante.
      - C'est un affair tres serieux - Proferì rivoltandosi al sergente Ces coquins de Prussiens ont trop d'espions... - poi di nuovo girando la faccia verso di me, mi domandò: Vous etes Polonais?
      - Non, monsieur, je suis Italien.
      - Attendes - E senza dire ai nè bai, ci lasciò in asso in mezzo a quei mammalucchi.
      Si aspettò cinque minuti, se ne aspettò dieci, l'affare cominciava a diventar serio davvero: ogni poco venivano a frotte dei mobili e ci guardavano, come se fossimo bestie feroci: le donne di casa, una vecchia e una fanciullina avevano a nostro riguardo lo stesso contegno: sbaglio, la fanciullina ci faceva le boccacce.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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