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      Se la partenza di Miquelf ci fece tutti respirare dalla contentezza, il perdere anche per pochi giorni Materassi e altri amici lasciò un voto intorno a noi.
      Una ben più dolorosa notizia doveva però poco dopo recarci turbamento: il generale Cremmer aveva abbandonato Dôle, lasciandoci così quasi accerchiati dai Prussiani, rimanendo libera, al caso di una ritirata, soltanto la via di Lyon. Il generale Cremmer pareva messo a bella posta a noi vicino per scombuiare i disegni del pro' Garibaldi: a Baune attaccando intepestivamente il fuoco e non volendo servirsi dell'aiuto del nostro piccolo esercito aveva dovuto ritirarsi, mettendo i nostri in falsa posizione: ora era la causa vera dell'ultimo disastro di Francia, poiché l'armata di Bourbaki nella disastrosissima sua ritirata avrebbe potuto appoggiarsi a questo paese, invece che di gettarsi in Svizzera.
      Il governo della difesa nazionale cominciava a prendere in considerazione la fin qui disdegnata armata dei Vosgi, e si bucinava in quei giorni che la somma delle cose militari sarebbe rimessa nelle mani del general Garibaldi: ottimo provvedimento che, ne siamo certi, avrebbe salvata la Francia e che in allora reclamava ogni ceto di cittadini. Parigi non ancora arresa e coi suoi trecentomila uomini, gli eserciti dì Chanzy e di Faidherbe, lo spirito pubblico rialzato con le tre ultime vittorie, una direzione franca, ardita, incorruttibile non potevano non influire contro un esercito da otto mesi entrato in campagna, vittorioso sì ma omai stanco di guerreggiare in terra straniera, ma omai affralito dalle intemperie del cielo, dalle malattie, dalle morti; io credo infine che più fiducia in Garibaldi avrebbe servito per salvare la Francia; è una idea, come un'altra, e perché non l'han voluta attuare, io ho tutto il diritto di gabellarla per ottima.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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